Narrativa edita
1° premio a Danilo Mallò per Memorie di un’anima (edizioni La zatteria, 2019)
Motivazione
Il romanzo ha impressionato la giuria per il coraggio dell’autore di affrontare un argomento non ancora (quasi) toccato dalla letteratura: la malattia incurabile della SLA [Sclerosi Laterale Amiotrofica] che conduce alla paralisi inarrestabile del malato. Una malattia della cui causa ancora poco si sa e che non tutti conoscono ancora. È un tema doloroso difficile da svolgere, perché richiede conoscenza medica ed empatia per la vittima, che riesce a comunicare sempre meno con i propri cari. Mallò è ricorso a una rara introspezione che, piuttosto di esortare al pianto o alla eutanasia, cerca di valorizzare che cosa rimane di valido nella vita: la forza dell’osservazione e la fantasia umana. Come pochi altri, Mallò prende come punto di partenza uno stato di esistenza dopo la morte, che si potrebbe augurare angelico. Ma Mallò rifiuta ogni romanticismo metafisico, ogni riparo sotto le ali di Dio, ogni beatitudine paradisiaca. Evitando la trappola della religione e la sua rappresentazione, descrive un essere quasi vuoto, la incomunicabilità, tema al centro di molta letteratura moderna, ma qui svolto in modo nuovo e originale. Con tale esistenza post mortem inizia il libro, che invece termina con la descrizione non meno originale, e degna, del decesso del protagonista: questa può competere con le migliori descrizioni della morte (viene da pensare a quella completamente diversa ma altrettanto indimenticabile di Don Fabrizio nel Gattopardo, vero climax del romanzo).
Ma tra inizio e fine conosciamo il dramma del protagonista, uomo attivo, sportivo, legato all’amante, ai genitori e a tutto quello che rende cara la vita. Alcuni di noi conosceranno la malattia che cambia tutto ciò che era per sentito dire (in Olanda si sono fatte campagne pubblicitarie commoventi che mostravano persone ancora giovani, apparentemente sane, con la dicitura: “Quando vedrete questa foto io sarò morto”). Il libro può aiutare a prestarvi più attenzione (e indirettamente a stimolare la ricerca scientifica).
Ma non è il pregio più importante. Questo è di carattere eminentemente letterario, come dovrebbe essere – siamo un Premio di letteratura, non di valorizzazione medica. Quel che il protagonista vive, nel suo piccolo mondo visto dal suo letto e popolato di figure effettivamente viste ma rivestite di una loro storia nata nella sua fantasia, è un resoconto costruito con amore e non senza umorismo, con occhio per i rapporti umani, per dettagli di ogni genere. Ciò toglie certamente alla narrazione non poco della sua carica dolorosa, conferendole dignità artistica e umana: cosa che, ci auguriamo, schiererà il libro tra i migliori degli ultimi anni.
2° premio a Marco Piras-Keller per Se la grande madre vuole. Arresolùtu (edizioni Condaghes, 2019)
Motivazione
Il secondo premio è stato conferito ad un romanzo a sfondo sardo, e non si vede alcun male che sia stato presentato in concorso. D’altronde, l’anno scorso vi sono stati parecchi contributi di scrittori legati a questa bellissima isola. Innecessario dire a questo punto che ogni libro è valutato in base ai suoi meriti intrinsechi, e la giuria non fa alcun omaggio automatico alla Sardegna. Ma quando capita, è bello leggere della vita in una piccola comunità della Sardegna, che peraltro ha poco di idillico o arcadico. In uno scritto si osserva:
“Il paese è pettegolo, talvolta cattivo, perfino impietoso nella sua occhiuta recensione di tutto ciò che esce dal conosciuto. La chiacchiera vola come un alito. Sussurrando a labbra sottili, narici frementi e occhi affilati, la mano aperta davanti alla bocca, si istruisce il processo e si emette sentenza. Nella piccola comunità il pettegolezzo censura e richiama alle regole usate. Poche cose rimangono occulte, neppure i segreti familiari più imbarazzanti, neppure quelli più terribili che anche la più piccola comunità ha».
È un debutto, ma che debutto! Presentato da Marcello Fois, il più noto autore contemporaneo sardo.
Protagonista è una ragazza sarda che cresce in Germania e può vivere in Sardegna solo nelle vacanze estive. Che appartiene quindi a due mondi e può descrivere la via sarda da una doppia prospettiva, di indigeno e di forestiero. Questa pare una posizione tipica del nostro tempo, caratterizzato dalla attività letteraria di autori d’origine turca in Germania, albanese e marocchina in Francia e cosí via. Un fatto capace di rinnovare le tematiche letterarie e non solo.
3° premio a Gianluca Pirozzi per Come un delfino (edizioni L’Erudita, 2019)
Motivazione
È un romanzo di una certa lunghezza che copre molti anni della vita di Vanni, protagonista che seguiamo dall’infanzia all’età adulta. Per i primi capitoli è stato fatto il paragone con Proust, autore effettivamente menzionato nel libro; e se essi non pretendono di raggiungere lo stile particolare del grande francese, hanno certo un fascino particolare. Vanni è figlio di un rispettato scultore napoletano che, a casa, si comporta in modo autoritario. Questa situazione, ma maggiormente la morte dell’amatissimo fratello minore lo spingerà a una rottura con l’ambiente domestico e a cercare la propria fortuna a Roma. Vi incontrerà tre uomini con cui vivrà un intenso amore, descritto con pochissima attenzione per la sessualità, come per ribadire giustamente che l’omosessualità è ormai talmente normale e accettata che i relativi dettagli erotici non aggiungono molto al valore del libro. Anche dalla critica è stata apprezzato il motivo della ricerca di un figlio da parte di Vanni e il suo amore Tiago.
Poesia edita
1° premio a Daniela Raimondi per I fuochi di Manikarnica (edizioni Puntoacapo, 2020)
Motivazione
È il testo che ha ottenuto il punteggio più alto in assoluto; quindi quello per cui tra i membri della giuria il consenso sulla qualità è stato più grande.
Daniela Raimondi ci porta in viaggio attraverso la storia e la geografia. I luoghi descritti sono la Terra promessa (Israele), America, Africa, India e Manikàrnica, Circolo polare artico e Mare Nostrum. Li conoscerete, forse a eccezione di quello che dà il titolo alla raccolta. Si tratta del ghat (bacino o laghetto) nella città più conosciuta come Benares, descritta nella letteratura italiana da un bel testo di Giorgio Montefoschi, e di cui scrive wikipedia:
è un ghat che si trova lungo il fiume Gange a Varanasi nello stato indiano dell’Uttar Pradesh. È uno dei luoghi di cremazione più antichi e sacri di tutto l’induismo; i fedeli credono che morire qui porti alla liberazione (mokṣa) dal ciclo delle reincarnazioni (saṃsāra). Mentre nelle altre città i crematori si trovano, per ragioni sanitarie, fuori dal centro abitato, Manikarnika situata nel centro della città[1], tra il Ghat Dashashwamedh e lo Scindia.
Accanto ai luoghi, la storia, ed è quella che apre a un’altra dimensione dell’opera: c’è l’America dei conquistadores, dei pionieri, dell’espansione verso Occidente, ed altri ancora. Una storia, bisogna dire, non gloriosa e allegra, ma piena della tragedia di individui e gruppi. Come gli indios latini macellati da Pizarro e i suoi, come i ‘native americans’ derubati della loro terra, di cui ancora nel ‘Paese di Dio stesso’ quasi non si parla; come gli aborigeni sottratti alle famiglie e dati in custodia a coppie bianche. Sono pochi esempi dell’umano dolore evocati senza artifizi rettorici e con un pathos tutto interiorizzato, chiuso nella bellezza dei limpidi versi di una poesia di estrema onestà e una compassione che non si esiterebbe a chiamare foscoliana (ci si riferisce ovviamente ai Sepolcri).
Nota: Alcuni componimenti sono spiegati per mezzo di note finali. Non ho esitato a sottoporre gli uni e le altre ai miei studenti di traduttologia, ai quali avevo già in mente di affidare alcune poesie per farle tradurre (R. Speelman).
2° premio a Pietro Secchi per Il mio ancora (edizioni FusibiliaLibri, 2019)
Motivazione
E’ un libro bilingue, che affianca all’italiano il portoghese, lingua del paese che viene cantato in bei versi (il portoghese di mano dell’autore è stato controllato da Eugénia Lucas). Lungi da ogni pretesa, crea un’atmosfera intima capace di evocare l’amato paese. Ma non tutto: nelle poesie confluiscono tanti elementi, come il ricordo di Pessoa e la paura di vivere.
3° premio a Eliano Cau per In ojos de amore (edizioni NOR, 2020)
Motivazione
Come detto, non si intende privilegiare la Sardegna. E vale anche per il 3° premio: In ojos de amore / In occhi d’amore, Eliano Cau (ed. Is Curculeus).
La raccolta di poesie è stata premiata in quanto tale, e da alcuni (tre dei 4 membri della giuria) che non conoscono la lingua sarda. Ma se la conoscenza della lingua è essenziale per comprendere il testo, non serve a vedere, ‘per speculum et in aenigmitate’, la bellezza di questa preziosa eredità culturale e non solo linguistica.
Narrativa inedita
1° premio a Franco Casula per Frundinu
Motivazione
Il racconto si dipana nel gioco di identificazione tra un alunno e il suo maestro, visto con gli occhi e con la fantasia del bambino.
Il maestro incarna un nuovo modo di educare, senza punizioni; con i suoi racconti riesce a dare forma all’immaginazione del bambino. Rappresenta, così, una nuova comprensione e umanità verso l’infanzia. Alla fine, quello che era stato un alunno diviene un maestro, raccogliendo il testimone di quella stessa umanità.
Nota: Il linguaggio, in alcuni punti del racconto, assume espressioni semplicistiche e scontate, che, se evitate, avrebbero reso ancora più efficace il risultato finale. (M. Rimi)
2° premio a Liliana Melas per La suonatrice
Motivazione
Questo bel racconto in poche pagine unisce temi e ambienti completamente diversi. Da un lato, il mondo pastorale, con Costantino che va in giro con le sue mandrie. Poi la lingua sarda, che appare frequentemente ma viene sempre spiegata, come nel passo successivo.
Sin dalla prima nota Costantino intonò un muttettu che tante volte aveva sentito dalla nonna: «Tristu passirillanti, comenti m’assimbillas: poita mi consillas a plangi po’ s’amanti? Tristu passirillanti su cantu tû d’aggradu, si puru seu interradu, si de tui morru innanti!». «Di cosa parla?»: domandò lei.
«Triste usignolo, ma quanto m’assomigli, perché tu mi consigli a pianger per l’amante?
Triste usignolo, il canto tuo gradisco, se pure son sepolto e di te muoio avanti».
Ovviamente, i lettori di poesie del Rinascimento riconosceranno qui echi del Petrarca ed altri.
Alla fine, e arriva come una sorpresa, il mondo museale.
3° premio a Claudia Desogus per Tema: “Mia nonna”
Motivazione
Sembra lo svolgimento di un tema a scuola: “Descrivetemi le vostre nonne”. E potrebbe essere questa l’origine del testo, che mantiene una dimensione di compito scolastico: forse proprio a causa del titolo, che andrebbe, a nostro avviso, cambiato.
Ma ciò non significa che il testo sia scritto male, anzi. È pieno di bonario umorismo, come nel frammento seguente:
Poi balza dalla sedia e dice “Oh no! È morto Franco Piras!” rivolgendosi a mio nonno con un’espressione shakespeariana. E quando mio nonno, stancamente, si degna di levare lo sguardo dalle sue letture eccelse per fare lo sforzo di chiedere chi diavolo sia Franco Piras, mia nonna si raddrizza sulla sedia e risponde con dignità “Ma è il marito della cugina della cognata di mia sorella, possibile che non te lo ricordi? È anche imparentato con i vicini di su, via la figlia che ha sposato uno dei cugini del…che venivano dal paese di…quella famiglia bene…” e inizia a districare alberi genealogici perduti nella notte dei tempi, dispiegando conoscenze araldiche di insospettata complessità.
Poesia inedita
Menzione della giuria a Simone Di Donna per Idea mediterranea
Menzione della giuria a Nicola Porcedda per Sfide
Fumetti “Emilio Lussu ed i grandi scrittori del ‘900”
1° premio a Massimilano Pala per Il prigioniero
Motivazione
L’Autore evidenzia una grande proprietà del medium fumettistico e dei suoi codici. Realizza, con grande padronanza e sapienza tecnica, dinamiche sequenze narrative cariche di energia e di forte impatto emotivo. Puntuale nella narrazione dei fatti, ricrea un’atmosfera psicologica estremamente coinvolgente.
2° premio a Luigi Porceddu per Il telegramma
Motivazione
L’autore è riuscito a restituire in poche tavole la poetica e il messaggio che non ci sono vittorie definitive, soprattutto quando si parla dei diritti dei più deboli. La lotta è ciclica e ogni generazione deve combattere la propria battaglia. E chi meglio di Emilio Lussu può farsi testimone e testamento di questo messaggio?
Oltre alla padronanza della tecnica narrativa per immagini si è apprezzato la ricercatezza nella rappresentazione dei costumi tipici del popolo Sardo.
3° premio a Lorenzo Nessi per Frammenti d’insegnamento
Motivazione
L’Autore esprime una elegante ed efficace rappresentazione grafica, capace di far riverberare con ancora più forza il messaggio umanista di Emilio Lussu, nato dal dolore e dal terrore di una delle più grandi tragedie della storia, la Prima Guerra Mondiale.